Sam Samore - "The Suicidist"

MoMA P.S.1 Contemporary Art Center, New York, USA

La mostra comprende due serie fotografiche presentate insieme per la prima volta: The Suicidist, realizzata nel 1973, e la recente The Suicidist (continued) — due corpi di lavoro che si sviluppano in parallelo per tematica: l'artista in diverse situazioni post-suicidio. Interpretando sia il ruolo di attore che di regista, Samore inscena la propria morte in vari modi — strangolato con il filo del telefono, asfissiato, overdose — ed esplora una psicologia macabra in opere che sono allo stesso tempo cinematografiche e documentaristiche. Queste immagini in bianco e nero evocano sia il film noir contemporaneo che le indagini di una scena del crimine, offrendo anche una visione inquietante dell'autoritratto. Un senso di umorismo assurdo e tragicomico è evidente in diverse opere della mostra. In una foto della serie 1973, un poster sullo sfondo mostra un'immagine di una mano che tiene un fiore, con le parole incoraggianti: "Aggrappati alla vita con tutte le tue forze." In un’altra, la vittima è stata privata dell’aria con un aspirapolvere. Il lavoro di Samore suggerisce una narrazione che va oltre ciò che appare immediatamente. Gli spettatori, interrogandosi su ciò che vedono, diventano essi stessi investigatori sulla scena di un dramma. Nella serie rivisitata, The Suicidist (continued), che include fotografie realizzate tra il 2003 e il 2006, Samore passa da ambienti quotidiani e abbigliamento casual, con una prospettiva a distanza media, a spazi più austeri, ciascuno inquadrato strettamente, con l’artista che appare vestito in modo impeccabile. L’hippie/studente delle foto della serie 1973 è ora un uomo d’affari internazionale, facilmente intercambiabile con qualsiasi altra figura corporativa in abito scuro. Questa trasformazione della vittima/protagonista è particolarmente evidente in alcune immagini che riecheggiano composizioni precedenti, in particolare una in cui un corpo è accasciato su una scrivania coperta di pillole. Avvicinando maggiormente la macchina fotografica alla scena, Samore coinvolge lo spettatore — come se avesse appena scoperto il cadavere — e crea un’atmosfera onirica.

Ottobre 28, 2006
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