La galleria Team presenta una doppia personale dell’artista americano Sam Samore.
Library of Appearances, presso la sede in Wooster Street 47, presenta nuove fotografie a colori di grande formato. Nella sede in Grand Street 83 invece è presentata 1973, composta da una selezioni di opere tratte da serie storiche.
Le nuove opere di Sam Samore sono fotografie di labbra e occhi ingranditi enormemente e colorati in uno stile fauvista, presentate sia singolarmente che raggruppate verticalmente. I tratti del viso, drammatizzati e disincarnati, sono ricostruzioni mitiche del busto scultoreo e del primo piano cinematografico, che diventano al contempo parte cinema e parte pittura.
L’isolamento dei tratti del viso, come labbra, mento, occhi, sopracciglia e orecchie, è un approccio ricorrente nel lavoro di Samore, utilizzato in particolare nella sua serie fotografica degli anni '90 Allegories of Beauty (Incomplete), che ha preso avvio dieci anni prima con la serie in bianco e nero Situations. Le fotografie ingrandite e granulose di Allegories sono sistematicamente prodotte con rapporti orizzontali in formato cinemascope e si caratterizzano per i tratti distintivi del Minimalismo.
Difatt, proprio come nel Minimalismo, l’uso dello zoom, il ritaglio stretto, l’ingrandimento e l’assemblaggio di tratti specifici del viso sono tecniche che impongono una rigorosa coordinazione e oggettivazione delle singole parti. Le labbra e gli occhi diventano luoghi di sensazione e fissazione, zone erotiche, spazi di consumo e di fetish. Le labbra, fortemente lucide, e gli occhi, scuri e delineati, sono frammenti ingranditi di una donna truccata per il grande schermo — una modella, un’attrice, o una star del cinema, da ammirare e contemplare. Anche il cinema, come queste fotografie, è un luogo di fissazione e finzione. Molte delle labbra in mostra sono socchiuse appena, abbastanza da liberare un respiro silenzioso o un sussurro. Gli occhi, ombreggiati, appaiono come superfici astratte sfumate dalla grana, dalla luce e dalla riflessione. Samore impiega una morbidezza romantica, una colorazione pittorica, un movimento sfocato e una grana cinematografica, conferendo alle fotografie una fisicità scultorea e una sottile, strana carica erotica. Questi segni del desiderio — le labbra e gli occhi — evocano un principio fondamentale del Surrealismo: che le forme stesse possiedano una realtà superiore.
Le nuove opere cinematografiche di Samore evocano la scena notoria del Un Chien Andalou di Luis Buñuel, in cui un uomo tiene aperto l'occhio di un'attrice e lo taglia a metà con un rasoio. Queste fotografie condividono anche una qualità pittorica lucida con le immagini lucenti di Marilyn Minter, pur facendo riferimento anche alle configurazioni flesse e amorfe del corpo umano di John Coplans, dove il corpo umano è un luogo in continua evoluzione capace di parlare alle finzioni della fotografia. Le labbra fluttuanti e sornione di Man Ray tornano alla mente (Ray riproduceva ossessivamente le labbra dell'amante che lo aveva lasciato sia nella pittura che nella fotografia) e l'occhio vetrato, immerso nelle nuvole, come paesaggio di René Magritte.