"Ho continuato a lavorare su queste fotografie anche negli anni ’90. Per me, però, non sono mai state semplici immagini: invitano chi le guarda a una lettura intima, soggettiva, spesso imprevedibile. Aprono uno spazio mentale dove l’immaginazione è libera di muoversi, senza regole, senza confini.
Sono fotografie di grande formato, quasi quanto i nostri corpi. Hanno una presenza fisica tangibile, concreta, eppure sembrano vuote e vaste come una sala cinematografica immersa nel buio, in attesa che qualcuno vi proietti dentro i propri desideri, le proprie paure.
Guardarle — o meglio, perdersi in esse — è un piacere sensuale.
Mi capita di soffermarmi su un dettaglio: un occhio, una bocca, un orecchio, un naso. In ognuno di questi frammenti scopro mondi nuovi, sensuali, a volte feticisti, a volte puramente immaginari. In fondo, queste fotografie sono sempre una miscela di realtà e sogno, di ciò che esiste e di ciò che ci piace credere esista."
Sam Samore è un artista eclettico, narratore, regista e poeta, la cui opera indaga temi profondi come la bellezza, il mito, il voyeurismo e il dramma esistenziale. Attivo dalla metà degli anni ’70, Samore è considerato uno dei pionieri della fotografia concettuale su larga scala.
Per la prima volta al di fuori di New York, questa mostra presenta una ventina di opere fotografiche che rappresentano occhi e labbra. I primi piani, in bianco e nero e a colori, simboleggiano o un elemento essenziale del linguaggio visivo dell'artista: evocano un’aura di mistero e una spiritualità quasi ultraterrena. Le immagini a colori si distinguono per una tavolozza ispirata al Fauvismo, che abbandona la resa realistica a favore di una visione espressiva. La grana marcata della pellicola fotografica, volutamente utilizzata dall’artista, distorce l’immagine da vicino, richiamando una sensualità vicina all’Espressionismo e mettendo in discussione la percezione comune di realtà e bellezza. Le immagini sfocate funzionano come rallentamenti visivi, conferendo all’insieme un’atmosfera onirica e carica di emozione. È compito dello spettatore osservare, ascoltare e ricostruire il volto della persona rappresentata. Questa strategia costringe chi guarda a identificarsi temporaneamente con l’Altro, attraverso il suo sguardo.
Oltre a ispirarsi a Caravaggio, Rembrandt, Manet e Matisse, il lavoro di Samore è fortemente influenzato dalla cultura del cinema sperimentale. Le riflessioni teoriche e le pratiche di André Bazin, Alfred Hitchcock, Andy Warhol e Chris Marker, tra gli altri, hanno costituito il punto di partenza per la sua esplorazione della decostruzione narrativa. Allo stesso tempo, la mitologia classica, le fiabe e i romanzi sperimentali moderni, da Omero a Alain Robbe-Grillet fino a James Joyce, rappresentano riferimenti fondamentali per l’invenzione di un linguaggio narrativo non lineare.