In questo video, realizzato in occasione della mostra "Schizophrenic Beauty (Continued)" alla Galleria Thomas Brambilla di Bergamo, l'artista Sam Samore si racconta e condivide le riflessioni che lo hanno guidato nella scelta dei soggetti fotografici esposti. Samore inizia a dedicarsi all'arte a metà degli anni Settanta, ma è solo negli anni Novanta che la sua ricerca trova pieno riconoscimento, consacrandolo come una figura iconica della scena contemporanea. L'artista ripercorre le proprie origini, i primi passi nel mondo dell'arte, e la vivace scena culturale di quegli anni. Parla dei cambiamenti generazionali che ha attraversato e di come questi abbiano plasmato la sua sensibilità artistica. In mostra sono presentate circa venti opere fotografiche, in bianco e nero e a colori, dedicate a due soggetti ricorrenti e carichi di significato: gli occhi e le labbra. Una scelta tutt'altro che casuale, che affonda le radici nel vissuto personale dell'artista e nelle sue passioni o, come lui stesso le definisce, nelle sue "quasi ossessioni". Questi primi piani, caratterizzati da una grana fotografica volutamente marcata, trasformano il dettaglio in simbolo: lo sguardo e la bocca diventano strumenti di un linguaggio visivo che oscilla tra sensualità ed espressionismo, tra realtà e astrazione. Le immagini, sospese in un'atmosfera onirica e carica di mistero, invitano lo spettatore a completare ciò che è solo suggerito, a ricostruire il volto invisibile dietro ogni frammento.
Biografia & Legami Artistici
Sam Samore nasce nel 1953 ad Ann Arbor, Michigan, e vive e lavora a New York e a Bangkok [fig. 1]. È considerato un pioniere della fotografia concettuale su larga scala, con legami forti con l’arte post-concettuale degli anni ’70. Già nella prima fase della carriera, con l’opera The Suicidist (1973), riflette sulla psicologia del gesto estremo e l’immaginario cinematografico, anticipando temi di voyeurismo, dramma esistenziale e autorappresentazione teatrale.
Il suo lavoro trae ispirazione dai grandi della pittura — Caravaggio per il chiaroscuro intenso, Matisse per la tavolozza vibrante, e Rembrandt e Manet per la sensibilità figurativa — e da strategie narrative cinematografiche: André Bazin, Alfred Hitchcock, Andy Warhol e Chris Marker sono punti di riferimento per la sua decostruzione narrativa visiva. La letteratura classica e sperimentale, dagli archetipi di Omero alle sperimentazioni linguistiche di Robbe-Grillet e Joyce, informano la sua narrazione frammentata e non lineare, che si traduce in sequenze visive sospese e ambigue.
Samore ha esposto ampiamente a livello internazionale: mostre personali a Kunsthalle Zürich, Fondation Cartier (Parigi), MoMA PS1 (New York) [fig. 2-3], Casino Luxembourg, De Appel (Amsterdam), Galerie Gisela Capitain (Colonia), Capitain-Petzel (Berlino) e D’Amelio Terras (New York). I suoi film sono stati proiettati in contesti come il Rockbund Museum (Shanghai), l’Anthology Film Archives (NY), Art Basel e il Festival del film di Locarno. Samore ha anche pubblicato quattro raccolte di racconti, dimostrando il suo prolungato interesse per la narrazione e la psiche umana [fig. 4-5-6].
Le Opere
Il percorso artistico di Samore prende avvio con The Suicidist (1973), una serie di autoritratti in bianco e nero in cui l’artista mette in scena la propria morte in diverse situazioni, come sequenze tratte da un film noir immaginario [fig. 7-8]. Queste immagini, riprese e presentate anni dopo al MoMA PS1 di New York, rivelano da subito la sua inclinazione a trasformare la fotografia in narrazione, mescolando ironia, tensione e tragedia. Già qui è evidente il suo interesse per la teatralità del volto e del gesto, un terreno che negli anni successivi lo porterà a concentrare la sua attenzione su occhi e labbra come elementi simbolici ed emotivi.
Le sue fotografie sono spesso organizzate in dittici, trittici o torri verticali di più immagini, una modalità che ha sviluppato lungo oltre quarant’anni [fig. 9-10]. In queste composizioni, i dettagli anatomici – in particolare occhi e labbra – si ripetono e si sovrappongono come frammenti evocativi. La grana della pellicola e i primi piani accentuano l’effetto perturbante, trasformando ciò che è più intimo in enigma visivo, quasi astratto [fig. 11-12].
Dagli anni Ottanta, con lavori come Situations, l’artista concentra la sua attenzione sulla figura umana, ritratta in gesti ordinari ma caricati da una tensione narrativa latente, quasi cinematografica [fig. 13-14]. Col tempo, il suo sguardo si restringe su dettagli sempre più intimi, fino a eleggere occhi e labbra a veri protagonisti della sua ricerca. Un ulteriore approfondimento di questo linguaggio si trova in Allegories of Beauty (Incomplete) (anni ’90), dove volti e bocche femminili appaiono avvolti in un bianco e nero denso e incompiuto. Sono immagini sospese che alludono a un ideale di bellezza irraggiungibile, destinata a sfuggire proprio nel momento in cui sembra manifestarsi.
Con Belladonna (2004) lo sguardo diventa vero e proprio terreno di metamorfosi: le pupille, manipolate digitalmente, si trasformano in pistilli floreali. Lo spettatore assiste a un ibrido perturbante tra corpo e natura, dove l’occhio diventa fiore velenoso, seducente e minaccioso al tempo stesso. Nelle serie successive, come Scenarios e Scenes, il volto si dissolve in un flusso visivo sfocato, mentre occhi e labbra, pur riconoscibili, diventano segni allusivi, tracce di identità inafferrabili. Questo processo culmina in Dissolves (2021–2022), in cui più volti si sovrappongono e si fondono in dissolvenze multiple, annullando ogni contorno individuale. L’immagine non è più ritratto, ma intreccio fluido di presenze, condizione esistenziale liquida e mutevole [fig. 15-16-17]. In tutto il suo lavoro, gli occhi e le labbra non sono semplici dettagli anatomici: diventano simboli universali di relazione e di alterità. Guardarli significa confrontarsi con l’altro e con se stessi, in un gioco continuo di proiezioni, desideri e riconoscimenti. È in questo spazio ambiguo, sospeso tra mito e percezione, che Samore restituisce alla fotografia la sua forza narrativa e poetica.
Regista e Cineasta
Oltre alla fotografia, Samore ha sviluppato un’intensa attività cinematografica. Ha studiato Film e Televisione alla San Francisco State University e ha conseguito un Master of Fine Arts all’Università del New Mexico. Il suo primo lungometraggio, Hallucinations/Paradise (2010), è una favola surreale ambientata nella Shanghai contemporanea, che esplora temi come la follia, l’amore e la vita quotidiana. Il film è stato presentato in festival internazionali e ha ricevuto riconoscimenti per la sua originalità e profondità emotiva. Nel 2022, Samore ha scritto e diretto Mirror of Happiness, un film d’artista che racconta una fiaba frammentata sull’amore e il desiderio di connessione, situata in un periodo di recessione globale. Il film è stato proiettato in diverse sedi internazionali, tra cui il Rockbund Museum di Shanghai e il programma cinematografico di Art Basel [fig. 18].
Oltre a questi lungometraggi, Samore ha realizzato numerosi cortometraggi e opere video, tra cui Veritas (2012), [fig. 19] un’opera video che esplora il concetto di verità attraverso temi generici come l’ambiente, la salute, l’amore e l’immortalità, girata a Parigi e Pechino. Le sue opere cinematografiche sono state presentate in importanti istituzioni culturali, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il San Francisco Museum of Modern Art e il Festival del Film di Locarno.
BIBLIOGRAFIA:
[1]: Sam Samore: Pathological Tales / Schizophrenic Stories, catalogo di mostra, a cura di Enrico Lunghi, pubblicato da Casino Luxembourg, 2000, Lussemburgo.
[2]: Sam Samore – Tangled Web of Erotic Savage Cunning – Een kluwen wilde erotische listen, pubblicato da de Appel, 1994, Amsterdam, Paesi Bassi.
[3]: Sam Samore: Allegories of Beauty (Incomplete), catalogo di mostra, pubblicato da DAAD Galerie, 1996, Berlino, Germania.
[4]: Between the Silence, Fairy Tales, pubblicato da Le Méridien Books, 2007, Stati Uniti.
[5]: Love, death, beauty, pubblicato da Windsor, 2002, Stati Uniti.
[6]: Sam Samore: le stratège de l’ombre, pubblicato dalla rivista Acumen, 2025, Regno Unito.
SITOGRAFIA:
[1]: Riyadh Art Sam Samore - https://riyadhart.sa/en/artists/sam-samore/
[2]: MoMA The Museum of Modern Art https://www.moma.org/calendar/exhibitions/4872
[3]: Galleria Thomas Brambilla - https://www.thomasbrambilla.com/it/exhibitions/68-sam-samore-schizophrenic-beauty-continued/overview/
[4]: Opere di Sam Samore - https://www.samsamore.com/works/