
Biografia & legami artistici
John Giorno (1936–2019) è stato un poeta, performer, artista visivo e praticante buddhista della tradizione tibetana Nyingma. Figura cardine dell’avanguardia americana e della Beat Generation, fu anche il fondatore della fondazione no-profit Giorno Poetry Systems, tuttora attiva [fig. 1].
Nato il 4 dicembre 1936 a New York da una famiglia di origini italiane, studiò alla Columbia University, dove si laureò in Storia dell’Arte nel 1958. In quegli anni si avvicinò alla poesia, ma fu l’incontro con l’arte visiva a determinare la svolta decisiva nella sua carriera. A partire dagli anni ’60, Giorno entrò nel cuore pulsante dell’avanguardia newyorkese, diventando parte integrante di una vivace comunità artistica. Già nel 1963 era riconosciuto come una delle voci più originali e attive della scena artistica, anche grazie alla sua partecipazione come protagonista nel celebre film Sleep di Andy Warhol [fig. 2].
Collaborò con numerosi artisti di spicco: con Brion Gysin in Subway Sound (1965) [fig. 3], con Robert Rauschenberg in 9 Evenings of Theater & Engineering (1966), e con Bob Moog negli ambienti poetici sensoriali elettronici tra il 1967 e il 1969. Nel 1967 pubblicò il suo primo libro di poesie, Poems, e il suo primo LP, entrambi arricchiti da illustrazioni e design di Rauschenberg e Les Levine. Nel 1972, con la nascita dei Giorno Poetry Systems Records, iniziò a produrre dischi che mescolavano poesia, musica e sperimentazione, pubblicando oltre quaranta LP, cassette e CD in collaborazione con una vasta gamma di poeti, musicisti e artisti di varia estrazione tra i quali William Borrough e Keith Haring [fig. 4,5].
Nel 1984, l’attività dell’organizzazione si estese ulteriormente con la creazione dell’AIDS Treatment Project, che offriva sostegno diretto ad artisti affetti da AIDS. Negli ultimi anni, Giorno ampliò il proprio lavoro grazie a collaborazioni con artisti contemporanei come Pierre Huyghe [fig. 6], Michael Stipe, Rirkrit Tiravanija [fig. 7] e Ugo Rondinone. Proprio Rondinone, suo compagno di vita dal 1998, gli dedicò nel 2015 una grande retrospettiva al Palais de Tokyo di Parigi, I ♥ John Giorno, riproposta nel 2017 in tredici spazi espositivi di New York [fig. 8].
I ♥ John Giorno è stata la prima retrospettiva dedicata a un poeta della controcultura americana degli anni ’60 [fig. 9], concepita da Ugo Rondinone come una vera e propria dichiarazione d’amore e, al tempo stesso, come un’opera d’arte autonoma. “Ho immaginato la mostra in otto capitoli,” ha raccontato Rondinone,“ognuno rappresentante un aspetto dell’opera di John. Nel suo insieme, ha riflesso il suo processo creativo e ha rivelato la doppia influenza della cultura americana e del buddhismo tibetano sulla sua vita e sulla sua arte. I ♥ John Giorno è stata un’immersione totale nel suo universo: nella sua voce, nel suo respiro, nella sua presenza fisica.”
La mostra ha rappresentato il culmine del legame personale e professionale tra Rondinone e Giorno. Non si è limitata a essere una retrospettiva tradizionale, ma è diventata un ritratto intimo e sensoriale, un racconto visivo e sonoro della vita e dell’opera del poeta, che Rondinone ha curato con l’intento di restituirne la complessità senza confondere le loro due identità [fig. 10,11].
Il loro incontro non si è fondato su una vicinanza estetica, ma su un legame sentimentale e curatoriale. Rondinone – compagno di vita di Giorno – ha scelto di raccontarlo attraverso la propria sensibilità, restituendone la voce, la presenza fisica, il respiro, senza mai cercare una fusione stilistica. Le loro opere hanno condiviso una radicale sincerità espressiva, priva di artifici, ma sono rimaste “specchi opposti”: anche nelle collaborazioni, come Lowland Lullaby (2001) [fig. 12,13], le differenze sono emerse più delle somiglianze. Rondinone non ha cercato di avvicinarsi stilisticamente a Giorno, ma di restituirne la soggettività, ricostruendone il mondo – la casa, gli oggetti, le parole, le influenze culturali – filtrato attraverso la propria visione. In questo senso, la loro relazione artistica si è configurata come uno specchio di alterità: Rondinone ha reso visibile Giorno nella sua complessità, accentuando le differenze tra i loro linguaggi invece di appiattirle in un’estetica comune.
Nel 2017 Giorno si ritirò dalla performance pubblica per dedicarsi interamente alla meditazione, alla scrittura e alla creazione artistica. Trascorse così gli ultimi anni della sua vita, completando le sue memorie, Great Demon Kings [fig. 14], pubblicate postume nel 2020.
Dial-A-Poem
Nel 1968, John Giorno ideò Dial-A-Poem, un progetto pionieristico che trasformò il telefono in uno strumento di diffusione poetica su larga scala [fig. 15]. Nato all’interno dell’Architectural League di New York, il progetto fu poi presentato nel 1970 al Museum of Modern Art (MoMA), all’interno della storica mostra Information, dedicata ai nuovi linguaggi concettuali e mediali dell’arte contemporanea.
Il funzionamento era tanto semplice quanto rivoluzionario: componendo un numero telefonico, l’ascoltatore veniva connesso a una registrazione poetica preimpostata. Giorno installò un sistema automatizzato capace di riprodurre messaggi vocali registrati da poeti, attivisti e artisti. Tra le voci coinvolte figuravano nomi leggendari come William S. Burroughs, Allen Ginsberg, John Cage, Patti Smith, Frank O’Hara, Laurie Anderson, oltre a membri del Black Panther Party [fig. 16]. Dial-A-Poem anticipò di decenni le logiche della viralità culturale e del podcasting, estendendo i confini della poesia al mondo della comunicazione di massa. Fu anche uno strumento di resistenza culturale: molti dei contenuti affrontavano tematiche politiche, erotiche e psichedeliche, al punto da spingere la polizia a minacciare la chiusura del servizio in diverse città [fig. 17]. Giorno non era interessato alla poesia come genere letterario tradizionale, ma alla voce come presenza sonora, come rumore o messaggio registrato e trasmesso in modo diretto e intimo attraverso la rete telefonica. Nel tempo, l’opera è stata reinterpretata in più versioni, evolvendosi con i cambiamenti tecnologici e le sperimentazioni artistiche di Giorno. Ancora oggi, Giorno Poetry Systems continua a produrre nuove edizioni di Dial-A-Poem, attivando numeri telefonici in diverse parti del mondo per mantenere viva questa esperienza poetica unica e rivoluzionaria. Nel 2022, il Museum of Modern Art di New York ha riconosciuto l’importanza storica e innovativa di questo progetto dedicando a Dial-A-Poem una sala permanente, a testimonianza del suo impatto duraturo sulla poesia, sull’arte sonora e sulle pratiche sperimentali legate alla voce [fig. 18].
Le Opere Pittoriche
Negli anni Ottanta John Giorno iniziò a trasporre la parola poetica in forma visiva con i suoi primi lavori pittorici, i Vinyl Paintings. Queste opere si presentano come grandi tele monocromatiche o bicolore su cui sono applicati, in vinile, brevi versi o frasi estratte dai suoi componimenti. Le frasi appaiono come slogan: semplici, taglienti, memorabili [fig. 19].
Frasi come “JUST SAY NO TO FAMILY VALUES”, “YOU GOT TO BURN TO SHINE” o “LIFE IS A KILLER” comunicano un’esperienza di vita intensamente vissuta, con riferimenti impliciti alla sessualità, alla spiritualità, all’uso di droghe, all’omosessualità e alla morte. Il vinile è una scelta non casuale: è economico, industriale ed effimero, esattamente come il linguaggio pubblicitario e la società che Giorno vuole criticare e trasformare. Proseguendo la ricerca avviata con le Vinyl Paintings, nei primi anni del 2010 Giorno dà vita ai Black and White Paintings, una serie di serigrafie su tela caratterizzate da un'estrema essenzialità visiva. In queste opere, frammenti delle sue poesie—brevi, contraddittori, a tratti imperativi, ironici o provocatori—vengono trasformati in immagini testuali asciutte e dirette. Il bianco e nero accentua il contrasto tra parola e superficie, riducendo il linguaggio a segno grafico e presenza fisica, in un equilibrio costante tra sacro e profano, distacco e coinvolgimento emotivo [fig. 20,21].
La serie di opere Rainbow Paintings rappresenta una delle evoluzioni più liriche e visivamente complesse della produzione pittorica di John Giorno. Realizzate per la prima volta nel 2015, queste opere introducono una forza visiva vibrante nella sua estetica, richiamando anche i colori tradizionalmente associati alla comunità LGBTQ+, per la quale Giorno si è battuto come attivista per tutta la vita. In queste tele, la componente testuale – composta da frasi tratte dalla sua poesia o da versi mai confluiti in componimenti finiti – resta centrale, ma si fonde con la forma simbolica dell’arcobaleno, che assume valenze politiche e spirituali. Gli archi colorati attraversano lo spazio della tela, accompagnati da testi che rafforzano o contrastano la leggerezza visiva dei colori. L’arcobaleno diventa così una soglia tra speranza e apocalisse, tra visione e annuncio. I versi evocano temi ricorrenti nella poetica di Giorno: la morte, l’amore assoluto, la meditazione buddhista e il mondo interiore [fig. 22].
Questa serie fu protagonista della grande retrospettiva I ♥ John Giorno -precedentemente citata- al Palais de Tokyo di Parigi, dove i Rainbow Paintings servivano da congiunzione tra parola e colore, offrendo al pubblico un’esperienza sinestetica capace di attraversare cinquant’anni di sperimentazioni poetiche e visive. In quel contesto, le opere assumevano anche un valore più intimo e personale, rappresentando simbolicamente l’unione – artistica ma anche affettiva – tra Giorno e Ugo Rondinone, suo compagno di vita e curatore della mostra [fig. 23].
Verso gli anni 2000, John Giorno iniziò a lavorare su una serie di poesie dedicate ai fiori, raccolte poi nel volume Welcoming the Flowers, scritto nel 2004 [fig. 24]. Questo testo poetico diede origine, nel 2007, a un portfolio di diciotto stampe realizzate in collaborazione con la Durham Press. Ogni stampa, prodotta in un’edizione di settanta esemplari, si presenta come un bouquet astratto ricche tonalità pastello si combinano per evocare idealmente il fiore rappresentato, trasformando ogni composizione in un'esplosione di colore e luce.
Da questo nucleo poetico nacque anche il ciclo dei Perfect Flowers, una serie di lavori luminosi caratterizzati da superfici scintillanti. In questi dipinti, i testi dell’artista – poesie concise incentrate sui cicli della vita – vengono amplificati dal colore e dalla luce, espandendosi oltre l’analisi letterale per affrontare temi universali come la nascita, la morte e la reincarnazione [fig. 25, 26].
I fiori, da sempre simbolo senza tempo nelle tradizioni sia occidentali che orientali, in questi lavori di Giorno assumono un significato rinnovato: da emblema di bellezza effimera a metafora della fragilità della vita e del pianeta stesso, in un’epoca segnata dal cambiamento climatico e dall’inquinamento. Attraverso superfici scintillanti e testi a tratti irriverenti, i Perfect Flowers e le stampe di Welcoming the Flowers invitano il visitatore a riflettere su molteplici livelli: dalla tradizione storica del fiore come immagine artistica e spirituale, alla personale ricerca poetica di Giorno, fino alle vulnerabilità del presente.
Nel 2019, Giorno ha inaugurato una nuova fase della sua ricerca artistica con una serie di sculture realizzate su massi di pietra, le Stone Sculptures. Incidendo su queste superfici le sue frasi più iconiche, ha creato un dialogo profondo tra la leggerezza effimera delle parole e la pesante solidità della pietra [fig. 27]. Questi “poemi di pietra” diventano così metafore della contrapposizione tra ciò che sfugge e ciò che resta, offrendo al visitatore la visione di parole che emergono come apparizioni, sospese fra memoria e eternità. In questo modo, l’opera di Giorno si chiude su un equilibrio delicato fra transitorietà e permanenza, riassumendo con forza la sua indagine sul valore e il destino del linguaggio nell’arte.
BIBLIOGRAFIA:
[1]: Ugo Rondinone (cur.), I ♥ John Giorno (catalogo della mostra), Parigi, Palais de Tokyo, 2015
[2]: Intervista a John Giorno in: Hans Ulrich Obrist, Lives of the Artist, Penguin Books, 2015
[3]: The Guardian: He’s a poet and the FBI know it: how John Giorno’s Dial-a-Poem alarmed the Feds
[4]: Arteecritica:‘Una Nuova Età Della Poesia/a New Age of Poetry’, by Ilari Valbonesi
[5]: Artforum, Press Reviews, Laura Hoptman 'John Giorno’
[6]: Press Release John Giorno, Oct 12 — Nov 13, 2021 | London, Almine Rech
SITOGRAFIA:
[1]: Palais de Tokyo, I ♥ John Giorno 2015-2016 - https://palaisdetokyo.com/
[2]: Galleria Thomas Brambilla, Perfect Flowers 2023-2024 https://www.thomasbrambilla.com/it/
[3]: MoMa, Information 1970 - https://www.moma.org/calendar/galleries/5579
[4]: Triennale di Milano, Labour of Love 2025 - https://triennale.org/eventi/john-giorno-labour-love